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Scriveva Mainsen: "I
gallipolitani sono dotati di belle forme. L'ovale della faccia
rammenta il tipo greco; il naso regolarmente scende sulla bocca,
che in generale è piccola, graziosamente tagliata e fornita
di denti bianchissimi; piccolo mento ben tornito; tutto dà vetusta
all'insieme del volto. La tinta, negli uomini del volgo, generalmente
è bruna, ma animata da un leggero incarnato. Le persone civili
hanno una tinta candida, specialmente il gentil sesso. Le donne
in generale sono di belle forme, ricche di chiome, vivaci degli
occhi.
Nei paesi vicini è proverbiale la bellezza delle donne gallipolitane.
La statura è generalmente alta, proporzioni regolari, pochissime
si riscontrano le deformità. (...) Lo sviluppo chiaramente vedesi
esser rapido e tale da giudicare un giovane che conta appena
3 lustri. Le giovani aver sogliono uno sviluppo assai precoce;
esse giungono alla pubertà dai 12 ai 14 anni. Le più agiate
appartengono alla prima età. La popolazione di Gallipoli è vivace,
allegra, rispettosa, onesta, frugale e amante dei forestieri,
siccome quella che, data generalmente ai traffici, sempre si
trova in continua occasione di trattare con essi".
E se il Mainsen ha attribuito alla gente di Gallipoli eccellenti
qualità estetiche, non sono da meno le loro doti artistiche
e intellettuali.
Gallipoli, dunque, si fregia di molti uomini che hanno
dato e danno onore e lustro alle lettere e alle arti in generale
o che si sono distinti per la loro iniziativa e il loro coraggio.
Sul finire del secolo scorso, in un periodo tormentato da vicessitudini
storiche poco gratificanti, Ernesto Barba scriveva: "In
questi tempi di antichi errori e di corruzione, di subite e
di repentine catastrofi (...) è di grande conforto per gli uomini
di intelletto e di cuore pensare che qualche cosa di nobile,
d'incorrotto al mondo resta eternamente.
E per chi è nato a Gallipoli, la patria del Crispo e dei Briganti,
dei Coppola, del Presta, del Mazzarella (e bisogna aggiungere
anche di Antonietta De Pace, di Emanuele Barba, di Carlo Rocci
Cerasoli, dei Franza, dei Rossi, dei Forcignanò e tanti altri)
è non solo conforto, ma anche speranza in tempi migliori, il
constatare che qualche cosa sorvive ancora tra noi, attraverso
le miserie e le guerricciole plateali e fratricide dell'ora
che volge, ed è appunto la memoria delle virtù cittadine"
(E.Barba, Scrittori e uomini insigni di Gallipoli, 1895).
Questa rubrica, viaggio tra passato e presente, parla dei
gallipolitani di un tempo e gallipolini di oggi dando
"memoria" e "coscienza" di coloro che si
sono distinti e si distinguono per doti e qualità tali da renderli
parte integrante e patrimonio di una collettività.
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