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GALLIPOLI (Lecce) – Gallipoli stretta nella morsa della criminalità. Non solo quella indigena ma anche di esportazione, in articolare campana. Il business in riva allo Jonio, ormai, fa gola alle organizzazioni criminali di mezza Italia e la malavita del posto ha dovuto ormai prendere atto di doversi spartire gli affari delle illecite attività anche con altre organizzazioni.
E che i tempi in cui il clan Padovano aveva le mani sulla città in maniera capillare senza ingerenze lo rileva lo stesso Procuratore Capo Cataldo Motta nella sua relazione. “Nella zona di Gallipoli, a seguito della formidabile esplosione turistica che l’ha caratterizzata sia nell’estate del 2013 che in quella successiva le istanze del mercato degli stupefacenti si sono incrementate. La scomparsa dei Padovano – Salvatore ucciso e Pompeo Rosario in carcere per averlo ucciso – non ha interrotto il controllo maioso del territorio ma ha indotto altra famiglia (…) a percorrere rischi di vuoti di potere conseguenti alla scomparsa dei due”. “Cio nonostante”, rivela il procuratore capo, “Gallipoli ha vissuto in questi periodo uno spaventoso aumento della popolazione, in gran parte di persone provenienti dalla Campania.
Le presenze campane, che fino ad un paio d’anni fa determinavano la reazione della criminalità mafiosa, hanno trovato, invece, da parte di quest’ultima, a partire dall’estate 2013, accoglienza e disponibilità sì da accordarsi con gli esponenti locali per una sorta di autorizzazione ad operare sul territorio non più ostile”...
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