Palazzo Pasca-Raimondo

L’attuale palazzo, pervenuto dopo il 1960 sac. Sebastiano Verona, raggruppa un comprensorio di case appartenuto alla famiglia Pernetta, da cui passò in proprietà al canonico Francesco Saverio Pasca e a suo fratello Michele, che vi ebbero, dal 1844, un privato oratorio con facoltà di celebrare messa.

La Famiglia Pasca, oggi estinta, s’imparentò con i Rossi di Positano, i Ravenna, ed i Vinci di Parabita. Nei Pasca si estinse la famiglia nobile dei Raymondo.

Il palazzo esibisce un’ampia balconata montata su robuste mensole ed un sobrio disegno tardo barocco del portone d’ingresso e della finestratura, conseguente ad un intervento di ristrutturazione operato nel primo trentennio dell’800.

Chiesa e Confraternita dell’Immacolata Concezione

La chiesa risulta eretta nel 1768 con ingresso dal chiostro francescano dei Riformati. La Confraternita risulta attestata dal 1600 e organata nell’altare dell’Immacolata in S. Francesco d’Assisi. Da qui i confratelli passarono in un nuovo oratorio costruito nel 1720, su iniziativa del nobile Francesco Coppola, sul lato nord del chiostro dei francescani.

La costruzione della nuova chiesa, nel 1768, coincise con la riformulazione delle regole ad opera di fra Bonaventura da Lama. Nel 1864 la confraternita evitò l’incameramento dei beni al demanio mediante l’abbattimento del muro di cinta del convento francescano e la costruzione della nuova facciata sulla pubblica via.

L’interno, a navata unica, conserva pregevoli dipinti raffiguranti storie della vita di Tobia eseguiti da Oronzo Tiso e Liborio Riccio nella seconda metà del XVIII secolo. Al di sopra del cornicione dieci lunette dipinte con la storia di Giuditta ed altri soggetti tratti dalla Storia Sacra e sull’altare una tela raffigurante l’Immacolata  con S. Francesco e S. Giuseppe. Bella e coloristicamente nitida l’Immacolata collocata sul controprospetto.

In cornu Epistolae vi è la cantoria ma l’organo, costruito dal napoletano Carlo Mancini nel 1759/60, è oggi custodito in sacrestia. Pure in sacrestia è custodita la statua bella statua in cartapesta (fine XVIII secolo) della Titolare, dove si conserva anche la statua lignea di S. Felice.
Nel Venerdì Santo la Confraternita usa esporre le scene suggestive, realizzate dal maestro Fiorentino Nocera, della passione e morte di Gesù Cristo.

Testo originale – Elio Pindinelli
Traduzione in lingua inglese a cura di Rocco Merenda