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Non avrebbero detto la verità sui servizi di viabilità svolti in occasione della festa di San Cristina del 27 luglio del 2004. E per questo ora il comandante della polizia municipale di Gallipoli, Patrizio Giannone, ed il maresciallo Roberto Pellone rischiano l’imputazione per falsa testimonianza o per calunnia. Se dovranno essere indagati lo stabilirà il pubblico ministero a cui saranno inviati gli atti del processo d’Appello che ieri mattina ha visto l’assoluzione dall’accusa di diffamazione a mezzo stampa dell’ex direttore del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, Giancarlo Minicucci (il fatto non sussiste), e della corrispondente Antonella Margarito (il fatto non costituisce reato). Nella lettura del dispositivo della sentenza, il presidente della Corte d’Appello, Rodolfo Boselli (relatore Stefano Sernia, a latere Andrea Tronci) ha infatti ordinato la trasmissione degli atti in Procura perchè si proceda nei confronti di Giannone di Pellone. L’assoluzione dei due giornalisti e la prospettiva dell’apertura di una nuova inchiesta sono frutto della produzione in udienza dei fogli di presenza di tutti i poliziotti municipali in servizio nel mese di luglio del 2004 presso il comando di Gallipoli: con questi documenti gli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto hanno smentito le testimonianze di Giannone e di Pellone nel processo di primo grado (giudice Michele Toriello). Sostennero di essere stati in servizio, ma i fogli di presenza hanno messo in luce un’altra verità. Che è poi quanto scrisse la Margarito nell’articolo che le costò una condanna ad una multa di 600 euro e di 400 euro per Minicucci. L’articolo sostenne che i vigili fossero stati totalmente assenti, Pellone in udienza disse invece che i vigili gallipolini operarono diretti prima da Giannone e poi dal tenente Chiffi. Giannone si era costituito parte civili insieme al Comune rappresentato dal sindaco Giuseppe Venneri.
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