Titolo: I funerali del boss poeta Salvatore Padovano.
Data: 10/09/2008 Fonte: Antonella Margarito - Il Nuovo Quotidiano
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I funerali del boss poeta Salvatore Padovano.

News: “Ora non ci rimane che affidare al Signore il nostro fratello ‘Nino’. Questo è il luogo della preghiera, preghiamo affinché sia luce per le nostre tenebre e conforto per il pianto”.
La preghiera ed il pianto, il pianto traboccante di dignità della moglie Anna, forse la preghiera di tanti o di pochi, chissà, in quella chiesa brulicante di gente durante i funerali del boss poeta Salvatore Padovano, ieri, nella parrocchia di Sant’Antonio. Un funerale caratterizzato da una sorta di gelo che non riusciva a diradarsi malgrado il gran caldo, e dal silenzio, quello stesso silenzio che ha avvolto in questi giorni la città, le strade, le piazze, e malgrado a centinaia sono stati i gallipolini che hanno partecipato alla cerimonia funebre, affollato la chiesa e riempito il sagrato. Lo sgomento, quello sì, si leggeva a chiare lettere sui volti di chi probabilmente si chiedeva e si chiede il perché di un fatto di sangue così grave, in una cittadina dove da anni e anni ormai si respirava tranquillità e pace, almeno da questo punto di vista. Uno sgomento carico di perché e percome una persona possa essere ammazzata in pieno giorno, come nel miglior film di mafia che al cinema o in tv si è abituati a vedere, e così proprio in mezzo alla gente in una sabato mattina laddove si esce per passeggiare o per recarsi ai supermercati che sono proprio in quella zona dell’agguato.
“Le nostre domande al Signore sono tante in questo momento”, ha detto ancora don Salvatore Leopizzi che ha officiato la messa insieme a Don Santo Tricarico, “ perché permette l’uccisione brutale di uno dei suoi figli e invece non fa cadere le armi dalle mani dei prepotenti? Chi ci libererà da quel masso di angoscia dai cuori, dai cuori dei parenti a cui è stato strappato ferocemente il loro caro?”. Nessuna risposta potrà arrivare per la moglie Anna, e per i figli Paola ed Angelo, che probabilmente si porteranno avanti quel masso per la vita. Forse solo la giustizia divina e civile potrà consolare cuori di chi ha perso comunque in quel modo un marito e un padre.
Davanti all’altare la nuda bara, niente corone di fiori, niente cuscini appoggiati sopra o accanto al catafalco, solo un mazzo di fiori, “era una sua volontà”, dice qualcuno, “sua e dei suoi familiari”. Parlava della morte? “ma no, ma no”, dice qualcun altro, “ma si sa, quei discorsi che ogni tanto si fanno in famiglia”. Niente fiori, niente gemiti, niente gesti di rabbia, in quella chiesa affollata e stracolma dove la temperatura saliva col passare dei minuti, e malgrado il gelo. Tantissimi i giovani più uomini che donne, amici di ‘Nino’ forse e di suo figlio Angelo, chissà, e sono stati loro a portare a spalla il feretro dall’altare fino al carro funebre. Fuori la chiesa, ad attendere la bara ancora centinaia di persone, dalla scalinata, fin giù alla strada che in silenzio, sempre in quell’incredibile e pesante silenzio lo hanno accompagnato al cimitero per l’ultimo addio.



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